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Salt Lake city 2002

La storia dei giochi olimpici


Se il 1908 fu l’anno in cui pattinaggio e hockey su ghiaccio vennero introdotti come sport olimpici, le prime vere Olimpiadi Bianche risalgono al 1924. L’introduzione dello sci nei Giochi è stato argomento di molte polemiche, fino a quando, nel 1921, furono varati i primi indefinibili giochi olimpici invernali. La “Settimana Internazionale degli Sport Invernali" prevedeva prove di fondo, di combinata nordica, di salto dal trampolino, di pattinaggio artistico e di velocità, di bob e di hockey ghiaccio, mentre lo sci alpino (sia maschile che femminile) venne introdotto solo dodici anni dopo, nei Giochi del 1936 di Garmisch-Panterkirchen, per volontà di sir Arnold Lunn (il nobile inglese che aveva promosso nel 1931 i primi Mondiali della specialità).
Il grande eroe dei Giochi di Chamonix (1924) fu il finlandese Clas Thunberg, entrato nella storia per aver conquistato 6 medaglie nel pattinaggio di velocità (2 ori, 1 argento e 1 bronzo a Chamonix e 2 ori nel 1928 a St. Moritz), che si rifiutò di scendere in pista (e si ritirò così dalle competizioni) durante le Olimpiadi del 1932 di Lake Placid, a causa delle nuove regole imposte dagli organizzatori nelle discipline da lui praticate.

Nel 1928 fu introdotto fra le discipline olimpiche lo Skeleton, mentre il 1932 segnò l’inizio della fama canadese dell’Hockey su ghiaccio: i “vicini di casa” sconfissero infatti gli americani, conquistando il primo dei tantissimi ori che seguirono.
Quella di St. Moritz (1936) fu l’ultima edizione olimpica prima della sosta bellica, che durò 8 anni. Le gare di sci alpino avevano una sola classifica a punti per due gare, slalom e discesa libera. Quell’anno ebbero la meglio i tedeschi Franz Pfnur e Christl Cranz. Gli italiani ebbero la meglio in una delle quattro gare dimostrative per pattuglie militari: la staffetta fondo-tiro con Enrico Silvestri, Luigi (Prenn) Perenni, Stefano Sertorelli e Sisto Scilligo.



Dopo l'interruzione, le Olimpiadi invernali ripresero nel 1948 a Saint-Moritz, nella neutrale Svizzera. Solo la Svezia, che non partecipò alla Guerra, non ebbe quel calo che conobbero invece gli altri Paesi nordici: i podi delle prove di fondo erano colorate di giallo-blu, grazie a Martin Lundstrom e Nils Karlsson (meglio conosciuto come "Mora-Nisse"). Fra gli azzurri, fu Nino Bibbia, a brillare: nello skeleton vinse la prima medaglia d'oro per l'Italia ai Giochi Invernali.
Nelle successive Olimpaidi di Olso (1952) vennero introdotti lo Slalom Gigante, in sostituzione della combinata, e le prove femminili di fondo. L'eroe internazionale fu il pattinatore norvegese Hjalmar Johan Andersen, vincitore di tre medaglie d'oro nella velocità, ma l'Italia ricorderà per sempre quella Olimpiade per le prodezze di Zeno Colò, una vera leggenda. L'abetonese, dominatore dei Mondiali in Colorado, conquistò il 16 febbraio 1952 il titolo olimpico della discesa. Un'altra medaglia, questa volta di bronzo, fu vinta da Giuliana Minuzzo, sempre nella specialità della discesa.

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